lunedì 22 marzo 2010

FACCE DA STAGE



PREMETTO che io sono un vero ferro da stiro, con tanto di caldaia per il vapore e tastino per il suo rilascio. Il meglio di me lo dò sull'asse da stiro, non sulle piste delle milonghe. E probabilmente non sono un vero appassionato, anche se la cosa in qualche senso mi piace.
Ma quando vedo certe cose, mi viene naturale pensare: Boh. Mah.
Mi spiego meglio. Ho avuto l'occasione di potermi fare un pomeriggio di lezione con il mio maestro preferito. Tre ore secche secche di ganci e entrate da tutti gli angoli possibili da parte della donna. Nemmeno Debora si capacitava della possibilità di potermi dare tutti i calci e le ginocchiate che voleva. Era l'occasione che aspettava da anni: sette o più anni di frustranti bordate maldestre da parte mia, vendicate in una sola lezione. A dire il vero avevo rischiato la dialisi con la lezione sui ganci alti, ma quella è un'altra storia.
Arrivo al succo. Dopo tre ore di lezione (qualcuno anche sei), si va a mangiare e di cosa si parla? Della fame nel mondo? Delle prossime elezioni? Delle partite di calcio? Di figa?
Di tango. Provo a fare finta di seguire, ma nessuno crede al mio annuire ebete. Metà dei discorsi la perdo perchè sono sordo e l'altra metà perchè non capisco di cosa parlano. Probabilmente solo se dovessi calarmi i calzoni e salire sul tavolo con un vibratore di silicone ballando sulle note di "Ymca", riuscirei a distoglierli dall'argomento imperante, ma non ne sono del tutto sicuro.