sabato 25 giugno 2011

PABLO TRUZZO VERON



Basta nominarlo per farsi venire in mente quel film dove limonava con quella mummia di Sally Potter. Come se non bastasse, poi doveva dividersela in una sorta di "porn party" con Salas e Naveira. Ma il re del "tango truzzo" può ben altro.
Io ne sono stato testimone qualche anno fa, durante uno stage organizzato a Mestre. A dire la verità, sono sempre stato indeciso sul partecipare a stage con personaggi del suo calibro. Si rischia sempre l'affollamento e ballare sui piedi della gente non è mai stato il mio sogno. Rimane però che è un corso avanzato o (master ora non ricordo) che di solito non attira troppa gente.
Supposizione vana. Mi ritrovo a condividere questa lezione con altre quaranta persone, tutte pazzescamente principianti. Alle 14 precise ( occorre essere puntuali altrimenti il maestro, adiroso com'è, potrebbe incazzarsi con i ritardatari ed intavolare un tiptap sul water della palestra) mi presento alla palestra. Gli organizzatori si scusano, ma ci sarà un piccolo ritardo nell'inizio della lezione. Pablo ha fatto tardi a tavola e di solito, finchè non fa il ruttino, non si alza.
Pazienza, ci scalderemo pestandoci i piedi l'un con l'altra.
Dopo quaranta minuti dove ho provato tutto il repertorio di passi in mia conoscenza, ancora non si vede nessuno. Qualcuno bestemmia sottovoce. Io comincio a pensare ad una specie di candid camera, dove Veron ci studia tutti da una telecamera nascosta per poterci insultare con più precisione.
Quando scatta l'ora di ritardo, pure io sono passato alla fase bestemmia, e spero che la telecamera nascosta abbia un diametro abbastanza generoso, abbondantemente superiore a quello dell'ano di Veron.
Dopo circa un'ora e mezza, sto pensando di recarmi a casa di Pablo al solo scopo di rigargli la macchina e tagliargli le gomme. Ma ecco che dal nulla, appare.
Inizialmente non avevo capito bene cosa fosse. Un essere dell'altezza del nano Tatoo di Fantasilandia, con una giacca lunga di pelle alla "Neo" del film "Matrix" è entrato dalla porta. Considerando che ha pure un cappello da cowboy, non si vede nulla della persona. Sembra un'attaccapanni con le ruote che qualcuno ha spinto dalla porta.
Poi si spoglia e devo resistere dal vomitare. La ferramenta vicino a casa mia, ha meno metallo in magazzino che lui in corpo.
Per non perdere tempo ci affida subito al lavoro che aveva pensato: la conexion.
Ottimo, credo sia una stronzatina che serve per farci cominciare a prendere dimestichezza col suo metodo. Dopo circa una trentina di minuti che provo 'sta cazzo di conexion, lo vedo ancora seduto sulla sua sedia con il cappello in testa abbassato. Ma che fa? Dorme?
Cerco di non cedere allo stupore e provo a focalizzarmi su quello che sta facendo il maestro. Avvicinandomi, non riesco a crederci. Sta giocando con il gameboy.
Silvia mi trattiene un attimo, la voglia di fargli una versione interna di consolle portatile è troppa.
Forse è l'intensità della mia idea, ma magicamente si alza dalla sedia.
Gira per la classe e quando arriva a me, mi osserva, mi gira intorno e poi trionfante mi dice "Se vede la conexion!" Fine.
La mia lezione con Pablo Veron è consistita in un "Se vede la conexion".
Il giorno dopo sono in viaggio per Londra, con una telecamera rai del 1970 sottobraccio e un contenitore di vaselina, con un'immagine nella mia mente. Pablo prono, io che spingo la telecamera unta di vaselina e gli chiedo "Se vede ora la conexion?".